L’ immaginario del mulino : i folletti
Il mulino è “luogo” del simbolo, un luogo di presenze più o meno malefiche, più o meno inquietanti.
Luogo di margine e di sospensione delle norme che governano i rapporti fra le persone. Credenza rintracciabile in tutta la tradizione europea, non solo nella bassa Valmarecchia, era la presenza assidua di folletti nei mulini.
Agivano magicamente, macinando quando il mulino non poteva macinare: tanti mugnai ricordano che di notte, quando il mulino era rotto e non c’era acqua, le macine funzionavano ugualmente perché erano i folletti che macinavano per se’ o per le fate presso le quali vivevano.
Piccole creature, furbi e spesso dispettosi, l’aspetto dei folletti starebbe tra il gatto e lo scimmiotto. Piccini, con il pelo grigio, camminano sempre diritti, sulle zampette posteriori, indossando un berrettino rosso. Del resto, i folletti non portano nessun particolare abbigliamento, non girano che di notte.
Nell’immaginario si credeva fossero bambini alla ricerca della loro mamma.
Si diceva che insidiassero le giovani donne non maritate che andavano al mulino : si sussurrava che se la donna andava spesso al mulino, lo faceva perché aveva degli interessi diversi da quelli del portare il grano.
“ … il folletto si innamorava anche dei bambini. Si diceva che era successo anche a un bambino di Camerano, era talmente bello che il folletto si era innamorato di lui. La sua mamma non lo trovava mai nella carrozzina perché il folletto lo andava a nascondere dietro ad un armadio … dice che si innamoravano delle cose belle e facevano questi dispetti.”
(Silvia Tosi)
“Quando mulinava il vento che faceva il vortice si diceva ecco i fulétt, u i è é fulétt’ (ecco il folletto, c’è il folletto) … noi bambini avevamo paura. Era una cosa come spirituale.” (Dante Soldati)